Sergio Premoli - Psicoanalista e supervisore

Sergio Premoli

L’ecologia e le anime dell’uomo dell’Occidente


3 Mar 2024 - articoli

L’ecologia e le anime dell’uomo dell’Occidente

Sappiamo che i nostri pensieri e le nostre singole parole sono il risultato di un passato che viene da lontano e che si è depositato attraverso stratificazioni successive. Se vogliamo cogliere la ricchezza delle nostre parole è necessario fare un lavoro di scavo per recuperare da dove vengono, per capire meglio che cosa ci vogliono o ci possono dire ancora oggi. E’ un po’ come andare alla ricerca dei nostri antenati. Potrebbe essere utile e interessante avanzare alcune considerazioni (è bello fare considerazioni: vuol dire viaggiare insieme con le stelle: cum sidera: con le stelle ), per capire da dove viene la parola che ha acquistato un posto importante nei nostri scambi quotidiani: la parola ecologia.
E’ una parola relativamente recente perché è stata utilizzata per la prima volta nel 1866 dal biologo tedesco Haeckel. Deriva da due parole greche, come molte delle nostre parole: eco deriva da òikos che vuol dire casa, e logia deriva da lògos, che vuol dire discorso, ma anche ragione, la ratio dei latini. Quindi ecologia letteralmente vuol dire: discorso sulla casa. Però il termine òikos ha anche altri significati come: abitazione, dimora, patria, luogo natio, e per noi ha assunto il significato allargato di ambiente.
La parte più significativa della parola ecologia è però la seconda che rimanda al lògos, perché ci dice il modo specifico con il quale noi intendiamo fare i conti con la casa, l’ambiente: cioè, lo vogliamo pensare sotto il punto di vista del lògos, della ragione.
Ma che cos’è questo lògos? E perché è così importante per noi, così da ritrovarlo legato a tante parole del nostro linguaggio e quindi anche della nostra vita? Il lògos lo troviamo legato al concetto stesso di uomo: in greco uomo si dice àntropos e noi diciamo antropologia; ma lo troviamo legato alla vita (Bíos in greco): biologia; alla psiche: psicologia; al linguaggio: glottologia; a Dio: teologia; al demonio: demonologia; alla società: sociologia; alla scienza: epistemologia; alle stelle: astrologia; alla terra ( ghès in greco): geologia, e potrei andare avanti ancora per tanto. Noi siamo gli uomini del logos, della logica. Quando diciamo “noi” ci riferiamo non a tutti gli uomini allo stesso titolo, perché esistono diverse forme di umanità, non dal punto di vista genetico (sappiamo che non esistono le razze), ma dal punto di vista culturale. Gli uomini della logica, del lògos, sono stati per molti secoli diversi dagli uomini con forme di cultura altra dalla nostra: pensate alla cultura indiana, alla cultura cinese, alle tantissime culture diverse che abbiamo nominato come primitive.
Ognuna di queste umanità aveva, e ha, in comune con la nostra l’oggetto casa, l’òikos, ma non lo nominano e non lo pensano allo stesso modo nostro, cioè non lo pensano secondo il lògos: ecologia. Per noi è difficile recuperare questo elemento della diversità delle forme culturali dell’umanità perché stiamo assistendo a una colonizzazione della nostra forma, quella dell’uomo del logos, su tutte le altre, grazie alla forza della scienza e della tecnica e grazie al fenomeno della globalizzazione, che è tipico del nostro momento storico di evoluzione civile e culturale.
L’uomo logico non è quindi l’uomo naturale in senso stretto, perché l’uomo naturale non è mai esistito. Con l’acquisizione del linguaggio, la specie homo (nella forma di homo sapiens che è una delle ramificazioni del cespuglio che ha caratterizzato la specie homo), ha avuto da sempre una natura culturale. L’uomo del logos è una di queste forme e ha avuto un’origine sia storico-temporale che geografica. Si è formato ( non è comparso compiuto, c’è voluto del tempo per formarsi) nel volgere di un tempo che va dal VI al V secolo a.C., in uno spazio geografico che è la Grecia. (Dovete scusarmi per la grossolanità del mio discorso ma capite che è funzionale alla necessità di capirci in fretta).
Questo uomo del lògos ha sviluppato una particolare passione per la verità, ha inventato un nuovo modo di ragionare che ha chiamato filosofia ed era interessato ad acquisire un sapere vero e certo, che ha chiamato epistème, cioè scienza. Questo sapere, che ha la forma del sapere scientifico, gli permetterà di mettere a punto degli strumenti tecnici, una tecnica per dominare la natura: nasce, insieme alla filosofia, l’uomo della scienza e della tecnica.
Prima di lui c’era un’altra umanità, un altro uomo: l’uomo del mythos, del mito, che verrà superato, non cancellato, perché il mito continuerà a sopravvivere anche per noi che siamo gli uomini del logos. La città madre dell’uomo del logos è Atene.
Geograficamente vicino a questo uomo nasce e si sviluppa un altro tipo di uomo, un altro popolo, il popolo ebraico, che ha un’altra passione che lo caratterizza: più che la passione per un pensiero vero, cioè logicamente corretto, lo interessa il rapporto con un Dio vero, e sviluppa una passione per la parola del suo Dio che gli ha parlato e trasmesso i suoi comandamenti, incisi su due tavole consegnate a Mosè. I comandamenti di Dio e i precetti di Mosè verranno trascritti su dei rotoli sacri che saranno custoditi e venerati nel Tempio, facendo del popolo ebraico il popolo del Libro ( Il termine Bibbia deriva dal termine greco, bìblos, che vuol dire libro).
Questo uomo ha un nome particolare : si chiama Adam e ha la sua città madre in Gerusaemme. Perché Adam? Perché è stato creato dalla Adamah e cioè dalla terra. Ricordate il racconto biblico della creazione dell’uomo? “Dio formò l’uomo con la polvere della terra”. Nella lingua ebraica “uomo” si dice Adam e terra si dice Adamah, per cui il testo recita così: ”Dio formò l’Adam dalla polvere dell’adamah”. Ecco perché questa forma di uomo la chiamiamo Adam e il popolo ebraico possiamo nominarlo come l’umanità dell’Adam. Il primo uomo di questa umanità si chiamerà Adamo per la trasformazione in nome proprio dell’appellativo generico di Adam.
Questi due uomini, queste due forme di umanità, per una serie di vicissitudini storiche si trovano a incontrarsi, a intrecciare le proprie storie e a scambiarsi la propria visione del mondo. Nel III secolo a.C. gli ebrei scelgono 72 saggi ai quali affidano la traduzione dei loro libri sacri (la Bibbia) in greco e, insieme all’uomo greco del lògos danno vita a un’esperienza insieme culturale e politica che è l’ellenismo, che ha la sua città madre in Alessandria d’Egitto, dove, in una grande biblioteca, vengono raccolti e custoditi tutti i libri del tempo ( prima di venire distrutta da un grand incendio nel 48 A.C.).
Questa ibridazione è talmente forte che ne troviamo traccia nel cambiamento del modo di nominare Dio da parte degli ebrei. Ricordate tutti l’inizio del libro della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Nella lingua ebraica non si parla di Dio (Theos): Dio è il termine usato nella traduzione greca. In ebraico Dio è nominato come Elohim, che era il nome dato alla divinità nell’area mesopotamica alla quale apparteneva il popolo ebraico. Tra gli Elohim gli ebrei avevano scelto il loro nella persona dell’Elohim Javhè. Quindi il testo della Genesi recita: “In principio Elohim creò il cielo e la terra”. Prendiamo adesso l’inizio del Vangelo di Giovanni. Troviamo la stessa formula: “In principio”, (en archè in greco, da cui viene archeologia); però che cosa troviamo insieme: (lo sapete tutti a memoria): “In principio era il Verbo”, Verbum in latino, ma in greco troviamo qualcosa che già conosciamo: il lògos: “En archè en o logos”; in principio era il logos, che qui ha però la maiuscola: il Logos è il nuovo nome di Dio. La parola è la stessa anche se il significato è un altro ma, come vedete, la contaminazione tra le due forme di umanità è evidente.

Non molto distante da queste due forme di umanità se ne sviluppa un’altra, troviamo un altro tipo di uomo che si chiama vir ,uomo, da cui virilità. La sua città madre è Roma Questo uomo si caratterizza per un altro aspetto che non è il logos nè la legge morale, ma è la forza , robur in latino; la forza in una duplice forma: la forza delle armi, che lo ha portato a conquistare praticamente tutto il mondo conosciuto, e la forza del diritto, lo ius romano ,con il quale riesce ad amministrare e a integrare le diverse popolazioni che ha conquistato.
A un certo punto della storia succede che il vir romano conquista gli altri due uomini ma subisce però il fascino della cultura greca e viene a sua volta conquistato, non con le armi, dalla forma-uomo Adam. Com’è avvenuto tutto questo? L’umanità dell’Adam, conquistata militarmente dal vir romano, aveva avuto la capacità di esprimere la forma perfetta dell’Adam nella persona di Gesù di Nazareth, novello Adamo come lo chiama San Paolo. Gesù porta nel mondo un nuovo messaggio, una buona novella (euanghelium, Vangelo) che riesce a superare gli angusti confini di una comunità ebraica ristretta e si diffonde nel mondo grazie a un altro uomo, un piccolo uomo nel corpo ma un gigante nello spirito, di nome Paolo di Tarso, San Paolo.
Paolo assomma in sé le caratteristiche dei tre tipi di uomo di cui abbiamo parlato: è un Adam in quanto ebreo, anzi fariseo; è un antropos in quanto parla anche il greco e possiede la mentalità dell’uomo del logos, e, allo stesso tempo, è un vir in quanto è cittadino romano. Appellandosi infatti allo ius romano sfugge alla crocifissione e si fa portare a Roma per essere processato. E’ a Roma che, insieme a Pietro, Paolo dà vita a una comunità di un nuovo tipo di uomo: il cristiano, che seguendo la dottrina che è una lettura del messaggio originario evangelico adattato per essere compreso da chi non era ebreo, cioè pagano, accende una scintilla che nel volgere di due secoli e mezzo riuscì a incendiare il mondo. Il messaggio Paolino converte i pagani romani, si allea al potere politico fino a trasformare la nuova dottrina in religione di Stato, cioè la religione dell’impero. Con l’Editto di Costantino del 313 d.C. l’impero romano diventa di fatto un impero cristiano (anche se sappiamo che l’editto di Costantino è un falso storico, il primo esempio di una colossale fake news).
La nuova forma dell’umanità occidentale diventa il cristianesimo, che ha avuto la capacità di comporre e di valorizzare le caratteristiche delle tre forme di uomo da cui proviene: mantiene la passione della morale dell’Adam, la passione del logos dell’antropos e la passione dello ius, del diritto e delle armi del vir romano.
Adesso diamo un rapido sguardo alla storia. Cosa vediamo? Vediamo che queste tre anime non sono riuscite ad amalgamare le loro rispettive forze (sono riuscite a farlo forse solo nel momento storico del Rinascimento) per forgiare un’umanità capace di vivere in pace e capace di prendersi cura della casa che ci ospita. Sappiamo al contrario (e i fatti di questi giorni ce lo stanno purtroppo ancora un’altra volta dimostrando) che siamo stati animati da una fede religiosa che ha alimentato guerre, non per testimoniare la verità di un Dio, ma per il fanatismo distruttivo degli uomini. Vediamo che l’anima del lògos, madre della scienza della tecnica, ha prodotto strumenti in grado di distruggere la casa che abitiamo e si è nutrita delle risorse del pianeta per sfruttarlo fino all’esaurimento. Vediamo l’anima del diritto che è stata utilizzata da una parte per dichiarazioni di principio lodevoli (si pensi alla dichiarazione dei diritti universali dell’uomo) ma, dall’altra, ha contribuito a sanzionare con il diritto situazioni di ingiustizia planetaria tra una minoranza ricchissima e una stragrande maggioranza priva perfino di mezzi di sussistenza.
Questo è il dato di realtà. Da dove pensiamo possa venirci la salvezza? Dalle stesse vie della rovina. Se vogliamo salvare la casa (l’òikos), l’ambiente e i suoi abitanti, è alle anime che conosciamo che possiamo e dobbiamo rivolgerci per un nuovo patto, che abbia come oggetto l’ecologia: cioè un discorso, un logos, un pensiero capace di farci capire la necessità di prenderci cura della nostra casa per salvarla dalle ferite che le abbiamo inflitto e che rischiano di renderla inabitabile, per noi sicuramente, oltre che per quasi tutte le altre specie.
Qualcosa si sta muovendo in questo senso: l’anima religiosa dell’Adam sta recuperando il senso del peccato contro l’ambiente e sta chiamando a raccolta i fedeli per il recupero dell’amore per il creato e per tutte le creature che lo abitano (recuperando il mandato originario contenuto nella Bibbia: ”E Dio pose l’Adam nel giardino dell’Eden perché lo coltivasse e lo custodisse”. Custodia, cura, e non sfruttamento; e recuperando il seme gettato secoli fa da Francesco d’Assisi: pensate alle Encicliche “Laudato sì” e “Laudate Deum” di Papa Francesco). Non dimentichiamo però di aggiungere che quest’anima religiosa deve imparare a dialogare con le altre religioni: l’islamismo, innanzitutto, e poi l’induismo, il buddhismo, il confucianesimo e via dicendo.
L’anima del lògos, dell’uomo della scienza e della tecnica, si sta convincendo dell’insensatezza di sfruttare le risorse della terra fino all’esaurimento, e sta dando il suo apporto per una conversione Green (una metànoia, un cambio di mente), mettendo in campo tutte le risorse che la scienza e la tecnica hanno a disposizione.
Infine, l’anima del vir romano si è risvegliata per ripensare il senso della forza delle armi, da usare non per aggredire ma per mantenere una pace generale, e per ridare alla forza del diritto la sua funzione di garantire a tutti, uomini animali e ambiente, un’uguaglianza, una libertà e una fraternità proclamate due secoli fa con la rivoluzione francese e mai realizzate.
Per dare vita a questo progetto di cura della casa, di ecologia, dobbiamo prima provare a immaginarcelo, ad anticiparlo nel pensiero. Può risultare utile in questo senso il riferimento a una canzone di cui potete recuperare la musica per conto vostro ( si tratta della famosa canzone Imagine di John Lennon) e le cui parole suonano così: “Immagina che non ci sia un paradiso: è facile se ci provi; niente inferno sotto di noi, solo il cielo sopra di noi. Immagina tutte le persone a vivere per oggi. Immagina non vi siano paesi, niente per uccidere o morire e nemmeno la religione. Immagina tutte le persone vivere la vita in pace. Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo: io spero che un giorno ti unirai a noi e il mondo sarà una cosa sola. Immagina di non avere alcun possesso; non c’è bisogno di avidità e fame; immagina una fratellanza umana. Immagina tutte le persone condividere tutto il mondo e il mondo vivrà come una cosa sola”.
Così canta la canzone. L’ultimo verso, in base riflessioni fatte sopra, lo possiamo leggere così: “il mondo sarà, non una cosa sola, ma una casa sola”, un òikos, regolato (anche) dalla ragione, dal lògos: ecologia.

Sergio Premoli